Credo di esserlo sempre stata, anche quando ancora non sapevo dare un nome a quello che mi succedeva. Dietro il mio sorriso e la mia efficienza c’era una bambina spaventata che cercava solo di essere amata facendo tutto nel modo giusto, senza mai sbagliare, senza mai disturbare.

Ho vissuto per anni dietro una maschera: quella della brava bambina, della donna perfetta, della lavoratrice instancabile.
Tutto doveva apparire sotto controllo, ordinato, irreprensibile. Ma dentro… dentro c’era il caos.
Il cibo era il mio rifugio, la mia anestesia, e il vomito la mia punizione, la mia vergogna segreta.
Mi nascondevo dietro integratori, diete estreme, clisteri, diuretici.
Pesavo ogni grammo di grasso come se da quello dipendesse la mia dignità.
Passavo ore a guardare video di mukbang, ipnotizzata da chi ingoiava ciò che io non potevo nemmeno annusare.
Era come guardare un sogno proibito, la libertà che io non avevo.
Il 7 luglio 2023 la mia vita ha cambiato direzione.
Avevo letto di un gruppo di auto-mutuo aiuto e, disperata, ho composto un numero.
Dall’altra parte c’era un OA.
Ricordo la sua voce calma, gentile, che mi diceva che andava tutto bene, che non ero più sola, che c’era una via d’uscita.
Quella sera stessa ho fatto la mia prima riunione. E da allora… non me ne sono più andata.
Per la prima volta ho incontrato persone che capivano davvero.
Non mi giudicavano.
Avevano provato la mia stessa follia, lo stesso buco nero.
Quando ho sentito la parola Dio ho pensato: “Ecco, è finita. Io sono atea, non fa per me”. Ma qualcuno mi ha detto: “Resta sei riunioni, poi decidi”. E ho deciso di restare.
Una sera di mercoledì, nel gruppo che è diventato la mia casa, ho sentito qualcosa cambiare dentro di me.
Quella sera ho scritto a una persona: “Vuoi essere il mio sponsor?” e da lì è iniziato il mio vero cammino.
Ho cominciato a lavorare con il programma, giorno dopo giorno, tra lacrime, preghiere, cadute e rinascite.
E, un anno dopo, ho smesso di vomitare.
Sono passati diciassette mesi dall’ultima volta che ho infilato una mano in gola e la testa nel water.
Diciassette mesi di libertà, di dignità, di pace ritrovata.
Un mese fa, dopo una brutta discussione familiare, ho sentito la voce della malattia tornare, subdola: “Vai, vomita, sfogati, torna da me.” Ho tremato. Ho pianto.
Ma invece di cedere… sono entrata in riunione. Ho detto: “Sono qui perché sto per vomitare”. La riunione si è fermata.
Tutti hanno pregato per me.
Mi hanno tenuta viva con le loro parole, con il loro amore.
Ho fatto telefonate fino a notte fonda.
E quella notte… non ho vomitato.
Quella notte, la forza del gruppo e la potenza di questo programma hanno vinto i sintomi della mia malattia.
Il mio recupero continua.
Sono e sarò per sempre una mangiatrice compulsiva, ma oggi non dico più di essere sola. Non dico più di non avere speranza. Perché l’ho trovata.
E anche se sono nata atea, oggi posso dire grazie con il cuore pieno a Dio per OA.
E grazie a OA per avermi fatto incontrare Dio.