A Parigi con Overeaters Anonymous

Il viaggio che mi ha ricordato perché faccio servizio

Nonostante non fosse la prima volta che partecipavo di persona all’Assemblea della Regione 9 di Overeaters Anonymous, arrivare a Parigi quest’anno ha avuto un sapore completamente diverso. Dopo mesi trascorsi tra riunioni online, chat e documenti condivisi, ritrovarmi finalmente in una sala piena di servitori di fiducia provenienti da quattordici Paesi è stato come tornare alla luce dopo un lungo inverno. Ogni volto, ogni voce, ogni accento mi ricordava che non sono sola nel percorso del recupero e che la fratellanza di OA è reale, viva, concreta.
Sin dall’inizio, l’atmosfera dell’assemblea è stata particolare: accogliente, intensa e allo stesso tempo incredibilmente professionale. La prima grande novità di quest’anno è stata il nuovo sistema di traduzione elettronica. Sentire persone leggere i Dodici Passi o condividere la propria esperienza nella loro lingua, mentre nelle cuffie o sul PC arrivava la traduzione nella mia, è stato emozionante. Era la dimostrazione viva di quanto OA lavori davvero per includere tutti superando confini geografici, culturali e linguistici.
Come rappresentante del Consiglio Nazionale Italiano, ho avuto l’onore di dare voce e voto a OA Italia. È un ruolo che prendo molto sul serio, perché il servizio è parte del mio recupero: conservo solo ciò che trasmetto. E in quei tre giorni a Parigi ho avuto la conferma di quanto questo principio sia vero.
I lavori sono iniziati con un ordine del giorno fitto e impegnativo: mozioni, bilanci, procedure, votazioni. Può sembrare arido a chi guarda da fuori, ma per noi in quel momento era il cuore pulsante del nostro futuro comune. Le discussioni sullo statuto (Bylaws), ad esempio, sono state lunghe, accese, a volte faticose. Ci siamo divisi, abbiamo valutato emendamenti, modifiche, correzioni. Sono stata persino a favore di un emendamento che poi non ho votato, perché durante il confronto ho capito che la versione migliorata collettivamente era più solida. È una delle cose che più amo di OA: il lavoro di coscienza di gruppo, quella lentezza ragionata che fa emergere soluzioni migliori di quanto ognuno di noi potrebbe pensare da solo.
Una delle mozioni più delicate è stata la numero 1, che ha toccato il tema del linguaggio e dell’uso della parola “Dio” nel Manuale delle Politiche. La discussione ha rivelato una netta divisione nell’assemblea. So quante persone vengono scoraggiate o spaventate da termini che potrebbero interpretare come esclusivi di un particolare credo. Alla fine, il voto del presidente ha rotto la parità e questa mozione sarà presentata alla prossima WSBC 2026. Anche questo fa parte della bellezza – e della complessità – di un’organizzazione multiculturale.

Tra un dibattito e l’altro, abbiamo partecipato a diversi workshop. Quello dedicato al digitale mi ha aperto gli occhi sulle possibilità di crescita per OA nella nostra regione: siti web più accessibili, strumenti per comunicare meglio, servizi email più strutturati. Quello sulla traduzione mi ha ricordato quanto la lingua sia fondamentale per attrarre nuovi arrivati e sostenere i veterani: la letteratura in inglese è una grande risorsa, ma rendere i testi disponibili anche nelle altre lingue è una responsabilità che aumenta l’unità.


Il workshop “The Power of We” (Il Potere del Noi) è stato forse il momento più leggero e allo stesso tempo più profondo. Abbiamo parlato del valore del lavorare insieme, della forza che nasce dalla fratellanza e di quanto il servizio, se vissuto da soli, possa diventare pesante. Ridere, condividere, riconoscersi negli altri: tutto questo ha riportato in primo piano la ragione per cui mi trovavo lì.
La seconda giornata è stata segnata dal grande lavoro sullo statuto e dalla conferma della candidatura di Alexandra come Trustee alla prossima WSBC. È stato emozionante ascoltarla parlare del suo percorso e vedere la sala unirsi nel sostenerla. Nonostante qualche difficoltà di comunicazione – inevitabile in un contesto così internazionale – tutto è sempre stato guidato dall’amore per OA e dal desiderio di portare il messaggio a chi ancora soffre.
Il terzo giorno, dedicato alle elezioni, è stato sorprendentemente intenso: ascoltare i candidati parlare dei propri difetti caratteriali, della propria crescita personale attraverso il servizio, del desiderio di contribuire alla Regione 9… mi ha ricordato che siamo tutti esseri umani in cammino, non supereroi del recupero. 

Terminata l’assemblea, è iniziata la convention. Non ero lì come delegata ma semplicemente per il mio recupero personale, e devo dire che questa parte è stata semplicemente meravigliosa. Sessioni intense, condivisioni profonde, incontri quotidiani che mi hanno ridato serenità e energia. Stare così tanto a contatto con altri membri, ascoltare storie, paure, vittorie, ha rafforzato il mio senso di appartenenza e di gratitudine.
Il momento finale, con la preghiera della serenità recitata in tutte le lingue presenti, è stato quasi commovente. Una chiusura perfetta per tre giorni che mi hanno arricchito più di quanto potessi immaginare.
Mentre salivo in aereo per tornare a casa, ho capito che Parigi non mi aveva lasciato un semplice resoconto o un insieme di decisioni da riportare in Italia. Mi aveva lasciato un ricordo vivo, fatto di persone, emozioni, intuizioni, difficoltà superate insieme.
E soprattutto, mi aveva ricordato una verità semplice ma fondamentale: in Overeaters Anonymous, non ci recuperiamo da soli.

NUMERO VERDE 800.090.151