Sono una mangiatrice compulsiva e frequento le stanze di OA dal 2019. Quest’anno ho partecipato per la prima volta all’assemblea a Imola. Il giorno della partenza ero emozionatissima, ma l’aver fatto il viaggio con altri compagni mi ha tranquillizzata.
Prima dell’Assemblea, OA si riduceva al mio gruppo e a riguardo devo riconoscere che sono fortunata perchè ci sono molti partecipanti alle riunioni e insieme stiamo bene.
Tutto quello che era fuori dal quel contesto l’ho sempre considerato come se fosse una realtà virtuale: individui con un nome e una vita ma tutto ridimensionato dentro uno schermo.
A Imola l’aver incontrato persone nuove, averne imparato i nomi e aver condiviso storie di vita, mi ha aperto gli occhi su un mondo che non immaginavo.
L’apparato organizzativo di OA l’ho sempre considerato complicato, in realtà non mi sono mai impegnata a capirne il funzionamento perché non mi consideravo all’altezza di svolgere neppure un incarico. Ho capito che la fratellanza continua a esistere grazie alle persone che si mettono a disposizione per fare servizio, facendo del loro meglio e come possono. Ho trovato un clima gioviale e sereno con la voglia di lavorare per il bene di tutti. Quando ci sono stati momenti di confronto ho notato che le diversità di carattere non hanno preso il sopravvento, ma si è cercato il modo di fare il bene di OA.
Mi sono ritrovata con persone che hanno la mia stessa malattia e mi sono sentita accolta e in famiglia. E’ stata un’esperienza di crescita in cui ho capito l’importanza del servizio e dove ho trovato stimoli per poter andare avanti con più entusiasmo. Ho trovato in me delle risorse che non conoscevo e ne sono grata. Sono grata al mio gruppo che mi ha dato fiducia per rappresentarlo e mi ha spinto a uscire dalla mia zona di confort.