Era una giornata di tiepido sole, lassù sulle alture di Firenze. Ero arrivata al convento stanca,
provata da giorni di sofferenza per il mal di denti. Un Seminario di OA: era da prima del covid che
non partecipavo fisicamente al gruppo, che non abbracciavo un’amica, che non stringevo mani di
persone sconosciute che avevano lo stesso mio problema.
Appena entrai nella mia camera mi venne un accidenti: numerose cimici soggiornavano pigramente
sulla zanzariera fissa della finestra. Non si potevano scacciare, ci dovevi convivere. Il bagno fuori
camera e la porta senza chiavistello furono la mazzata finale. “Cominciamo bene” dissi tra me.
Avevo fatto campeggio tutta la vita, ma a una certa età il mio corpo richiedeva cure comode. “Forse
sono stata troppo precipitosa nell’iscrivermi” pensai, mentre scendevo a cena.
Ma lì, in mezzo a tutti gli altri, le cose cominciarono a cambiare, cambiava anche l’aria che
respiravo. Parlavamo tutti lo stesso linguaggio, senza fronzoli e cose inutili, che mi riportava a
consuetudini antiche, per me che sono da trenta anni in OA. Le cimici man mano perdevano
importanza e il bagno pure. Il giorno dopo accadde quello che solo in OA può accadere.
Durante la riunione mi alzai per uscire, immediatamente si alzò un’altra persona che non avevo mai
incontrato e ci abbracciammo con le lacrime agli occhi. Era la mia “compagna di banco”, l’amica
dei seminari on line che un anno e mezzo prima avevo conosciuto e che da allora mi aveva sempre
fatto compagnia. Una compagnia costante, fondata sul programma. Un giorno alla volta.
L’affidamento. La comprensione, la vicinanza.
Poco dopo incontrai anche la mia sponsor, che mi accompagna da 25 anni, la più lunga
sponsorizzazione della storia, che quando mi chiede di cambiare le rispondo di non pensarci
nemmeno, che non voglio ricominciare tutto daccapo, ormai lei conosce tutto di me, anche il colore
dei miei calzini.
Quando poi ho rivisto il mio primo sponsor e amico OA che 30 anni fa mi ha aspettato per parlarmi
alla stazione di Firenze con il berretto da marinaio col pompon rosso per farsi riconoscere e mi
faceva mettere la Madonna nel frigo per non farmi mangiare di notte, allora mi sono sentita proprio
a casa e ho ringraziato Dio di essere lì.