Cartoline da OA Italia – Gruppo “Focus Anoressia e Bulimia”.

Con il tempo, i gruppi OA hanno trovato diversi modi di far fronte ai propri bisogni specifici, pur operando all’interno delle 12 Tradizioni. Ci raccontate da quali necessità trae origine la nascita di un gruppo a tema specifico su anoressia e bulimia? 

Adriana: Questo gruppo Focus Anoressia e Bulimia nasce dalla mia esperienza personale. Dopo 5 anni in cui ho frequentato vari gruppi OA di diversi tipi, ho sentito l’esigenza, il desiderio (in quel momento lì preciso del mio recupero), di essere in un gruppo dove si parlasse in modo molto esplicito e chiaro delle problematiche legate alla specificità dell’anoressia e della bulimia. E’ vero che di fondo ci accomuna il fatto di non avere un rapporto sano con il cibo e quindi di avere comportamenti compulsivi, però è anche vero che le manifestazioni sono a volte diverse. Il formato che abbiamo scelto si basa sulla scrittura. Durante la riunione si legge un argomento, ci sono 10 minuti in cui scrivere per rispondere ad alcune domande e poi si condivide. L’uso della scrittura è stato una pratica che mi ha sempre aiutata molto e mi è piaciuto proporre in questo modo il lavoro del gruppo. 

Paolo: Sono stato entusiasta della proposta di Adriana. In Inghilterra e in America abbondano i gruppi orientati proprio su questa patologia:  anch’io sentivo il  bisogno di confrontarmi con qualcuno che si riconoscesse nei miei comportamenti compensativi con il cibo e di utilizzare letture specifiche sull’argomento. Il gruppo ha riscosso successo: diverse persone ci hanno chiesto di farne parte. L’ora che ci siamo dati  mi sembra poca; la scrittura è uno strumento meraviglioso che mi mette a contatto con me stesso. Le domande che vengono poste sono molto stimolanti e sostengono il mio recupero. 

Anoressia, bulimia e binge eating fanno riferimento a un diverso rapporto con il cibo; ci raccontate cosa significa avere un disturbo di ipercontrollo sul cibo e come viene intesa per voi l’astinenza? 

Paolo: Il controllo riguarda tutti gli aspetti della vita  e quindi il digiuno, i lassativi, il vomito, il non mangiare. Il controllo, all’inizio, mi faceva sentire forte perché pensavo di esercitare il potere su qualsiasi cosa:  poi è diventato una schiavitù. Lasciarlo andare significa non vedere più il cibo come un nemico, ma come un piacere da condividere. Purtroppo per me il cibo è sempre stato un momento di panico: non mi sono mai goduto un Natale. O non mangiavo, oppure vomitavo tutto quello che mangiavo.  Questo è cambiato solo negli ultimi tre Natali trascorsi con la famiglia della mia compagna. Non ho mai vissuto serenamente una festa: mi alzavo alle 04:00 del mattino per andare a fare due ore e mezza di bicicletta, poi mi allenavo ancora: non mangiavo e mi purgavo. È stata una compulsione costante e un modo di vivere devastante perché avevo solamente due pensieri: “quanto peso potrei perdere ancora oggi e quand’è che potrò mangiare di nuovo”. Sono arrivato a pesare 41 kg per un’altezza di 1 m e 75. E volevo dimagrire ancora perché mi vedevo grasso. Adesso peso 60 kg, ma la mia parte anoressica mi vede obeso. Sono sei anni che non mi guardo allo specchio: infatti non riesco a vedere la mia immagine; quando faccio la doccia non mi tocco la pancia. La strada del mio recupero è ancora lunga, ma entrando in questo gruppo, posso dire questo liberamente: in OA mi sento a casa, in questo gruppo mi sento a casa nella casa.

Adriana: Mi ritrovo in tutto quello che ha detto Paolo. Vorrei sottolineare questo aspetto dell’astinenza perché è basilare. L’astinenza per me, e per quelli che come me hanno il problema di restringere molto il piano alimentare oppure di allargare e poi utilizzare modalità compensative (come appunto il vomito, l’iperattività fisica ed altro) è molto delicata. Si entra in un argomento per me molto difficile, perché può diventare ossessione anche l’atto di astenersi. Per questo preferisco utilizzare la parola equilibrio o mangiare sano: per me, essere astinente, per tantissimo tempo ha significato restringere, privare. Astinenza era astenersi dal mangiare, anche da quello sano e dal mangiare per nutrirsi;  quindi quando sono arrivata in OA e ho sentito questa parola, all’inizio ho fatto molta fatica; poi ho capito che il concetto va al di là del termine. Astinenza per me oggi è mangiare in modo equilibrato, non avere comportamenti che sono dannosi (abbuffate, compensazioni, restringere il piano alimentare). Astinenza significa mangiare quello che è sano per me e avere un rapporto neutro con il cibo. Come diceva anche Paolo, utilizzavo l’ipercontrollo per astenermi dal mangiare e  come modo per gestire la vita. Qualsiasi cosa dovessi fare, prima dovevo essere “pulita”.  Non potevo mangiare prima di affrontare qualunque situazione, perché il fatto di non aver mangiato in quel momento mi dava l’illusione di avere una grande forza. Se riuscivo a gestire un impulso importante come la fame e a controllarlo come volevo io  allora mi sentivo invulnerabile: è chiaro che dietro ci fosse una grande fragilità che ho scoperto grazie ad OA. Oggi per me l’astinenza è elasticità nel mangiare al posto di controllare il peso degli alimenti e aver abbandonato atteggiamenti di controllo perché  patologici e malati. Astinenza oggi  è poter mangiare una varietà di cibi che mi son sempre negata.

 Perché consigliereste la frequenza del vostro gruppo a tema specifico? 

Adriana: sono molto felice di essere in questo gruppo: qui mi sento ancora più libera di poter esprimere tutte le considerazioni che sono molto particolari. Lo consiglio perché a me ha aiutato tanto, mi aiuta lo scrivere e il trovarmi con altre persone che mi capiscono a fondo. Un’altra particolarità di questo gruppo, a parte il formato che prevede la scrittura, è anche l’uso di pagine della letteratura OA specifica sull’argomento. 

Paolo: Io sono entrato in OA e mi sono sentito accolto, ho capito di avere una malattia. Consiglio la frequenza di questo gruppo per la libertà di parlare la stessa lingua e di sentire condivisioni di persone che si comportano come me. Per la prima volta ho potuto ironizzare sul mio disturbo alimentare, pigliarmi in giro. Ho bisogno di farlo con persone che  sappiano quanto è folle la nostra follia. Questo mi fa stare bene. Vedo tutti i difetti di carattere delle persone e mi riconosco immediatamente in loro, è come vedersi allo specchio. 

Come i 12 passi e le 12 tradizioni accompagnano il cammino di recupero di una persona con disturbo anoressico e bulimico, anche se spesso si parla di mangiatori compulsivi? 

Paolo:Io sono un mangiatore compulsivo. Cioè per me il cibo è il primo pensiero con cui mi sveglio e l’ultimo con cui vado a dormire. Io se mi lascio andare, svaligio la dispensa, sono capace di vomitare per 15 ore consecutivamente e posso spendere in un solo giorno 300 € per il cibo. Quando controllo è l’opposto, perché non mangio. Il mio unico pensiero diventa quando potrò mangiare e poi, quando mangio, mi abbuffo pensando che poi non lo farò più. Io sono un mangiatore compulsivo e sarò sempre un mangiatore compulsivo. Perché i 12 passi mi aiutano? Perché si potrebbe essere un alcolista bevendo whisky,  vino o  grappa, ma si è sempre alcolisti. Io sono un mangiatore compulsivo e lo sarò sempre. Il Programma é la medicina che mi fa restare astinente e vivo. 

Adriana: I Dodici Passi e le Dodici Tradizioni sono indispensabili per il mio recupero perché sono ormai per me come le dita, vanno al di là del rapporto con il cibo,  sono necessari per vivere la vita quotidiana. I Passi mi aiutano per il recupero più intimo e personale, le Tradizioni mi aiutano nella relazione con la gente, con l’altro. Restano dei punti fermi a prescindere da qualsiasi tipo di gruppo io possa frequentare.  ll mio recupero passa proprio attraverso i Passi perché ognuno di questi mi aiuta e mi guida nella giornata. Anche se smettessi di  frequentare OA, i Dodici Passi sarebbero comunque i principi che ormai ho fatto miei per la vita, indispensabili. 

Paolo: I Passi e le Tradizioni sono quello che è adesso la mia vita. Mi hanno insegnato a mettere da parte Mister Hyde, a separarlo dal dottor Jeckyll. Mi hanno insegnato uno stile di vita disciplinato che mi ha restituito le mie responsabilità: la  routine mattutina, le preghiere, la meditazione, il Decimo passo, la condivisione, le riunioni… le faccio  anche quando non ne ho voglia. Mi hanno dato la possibilità di vivere anche in ricaduta, con il sostegno di un Potere Superiore. 

Da quanto è aperto il gruppo? 

Adriana: Il gruppo è iniziato intorno a Marzo 2023 e conta la partecipazione di 6 membri.

Frequentate anche altri gruppi?

Paolo: Sì, frequento altri tre gruppi, il gruppo David ad enfasi maschile, il gruppo Arcobaleno e poi il mio gruppo di origine del sabato. 

Quali pagine di letteratura avete selezionato?

Adriana: Utilizziamo:“Focus Anoressia e Bulimia”, che è un opuscolo dove ci sono raccolte delle esperienze, poi “In OA arrivano persone di tutte le taglie”, che  parla proprio nello specifico anche di anoressia e bulimia,  nel Brown Book ci sono un paio di racconti di una vomitatrice e di un’anoressica e infine “Diversità e recupero una soluzione comune”. Anche qui ci sono delle esperienze specifiche. 

In OA arrivano persone di tutte le taglie ma noi spesso ci identifichiamo solo con quelle della nostra taglia. Cosa ne pensate?

Adriana: Ho attraversato un momento in cui io faticavo molto a riconoscermi, a trovare un’identità all’interno di OA. Perché per esempio nel mio gruppo di frequenza sono tutte persone che hanno o avevano un problema di obesità importante. Mi sentivo in imbarazzo e ridicola quando dovevo fare la mia condivisione e dire che io ero in crisi perché in questa settimana avevo mangiato qualcosa in più. Mi sentivo a disagio e facevo fatica a condividere; stavo in silenzio perché mi sembrava di mancare di rispetto alla fatica degli altri membri dicendo quanto fossi in crisi perché pesavo duecento grammi in più. Facevo fatica ad esprimere la mia difficoltà anche per il fatto che io sono partita con un piano alimentare riduttivo e mangiavo soltanto tre o quattro alimenti. Oggi mangio una grandissima varietà di cibi grazie ad OA e al percorso che ho fatto; quando sono arrivata in OA, anche solo introdurre un alimento era per me uno sforzo sovrumano, mi sentivo in crisi e sarei scappata: mi sentivo a disagio a condividere questo con persone che avevano il problema opposto. Ero bloccata ed ero molto focalizzata sul cibo. Oggi che sono meno concentrata sul recupero fisico, ma più su quello spirituale ed emotivo, devo dire che sento meno questa esigenza e mi ritrovo molto di più anche nelle condivisioni degli altri membri. Quando si parla strettamente di piano alimentare, faccio ancora fatica; invece sul recupero emotivo e spirituale mi sento sulla stessa linea. La ragione dell’apertura di questo gruppo, è strettamente legata al lavoro sul recupero fisico  e alla necessità di trovare un’identità specifica per me. 

Paolo: In OA mi sono sempre trovato bene, non ho avuto problemi nella condivisione; qualche volta non mi sono sentito capito. Mi relaziono con tutti i membri a prescindere dalla taglia o dal peso. Quello che mi ha dato questo gruppo è la possibilità di sentirmi ancora più compreso. Senza le riunioni, non vivrei: ho degli amici in OA, e quando vado in riunione mi fa proprio piacere vederli. In Convention a Rimini è stato meraviglioso vedere di persona chi avevo visto solo in zoom: abbracci, incontri, parli e solidifichi l’amicizia. Come ho letto nella letteratura noi siamo come persone sopravvissute a un naufragio. Solo che la gioia di essere salvi non svanisce, noi ci amiamo e approfondiamo la nostra conoscenza. Questo gruppo mi dà la possibilità di essere onesto nelle mie condivisioni.

Il gruppo “Focus Anoressia e Bulimia” si riunisce il venerdì dalle 18.00 alle 19.00.

Id Riunione: 883 5449 4296

Passcode: 280866

NUMERO VERDE 800.090.151